“Sono felici le donne emancipate?”. Parte da questa domanda Silvia Mari, giornalista dell’Agenzia di Stampa Dire e responsabile DireDonne, per presentare il libro di Paola Binetti, senatrice e neuropsichiatra, dal titolo ‘La leadership femminile – Modelli e qualità oltre le quote rosa’, pubblicato da Edizioni Magi. Mari sottolinea come il volume “abbia il coraggio di affrontare domande scomode. Una su tutte proprio quella sulla felicità- dice la giornalista aggiungendo che- sarebbe importante rimettere al centro della riflessione sul femminile proprio la domanda su questo tema, chiedendosi se le donne con più diritti o più welfare, battaglie sacrosante, siano poi più felici. Questa mi sembra la sfida morale ed etica più suggestiva”, dice Mari. Il tema è stato al centro dell’ultimo Venerdì culturale promosso dalla Fondazione MITE in collaborazione con l’Istituto di Ortofonologia (IdO).“Restituire alle donne la libertà di decidere che vita vogliono vivere con la consapevolezza, però, che non si può essere tutto- continua Mari sottolineando che- se c’è una cosa con cui dobbiamo fare i conti è che la conciliazione come perfezione in tutti i campi è un mito che ci schiaccia e ci rende manchevoli. Dobbiamo imparare ad accettare il limite”.
Su questa scia Paola Binetti spiega che “se si vuole parlare di una leadership femminile occorre approfondire il significato specifico del femminile a partire dalla risonanza emotiva con cui le donne vivono la propria vita cercando di tenere insieme affetti personali e impegni professionali- dice la senatrice- La vera sfida del femminile è la capacità di scegliere la relazione di cura o di rifiutarla. Il senso di una gestazione che dura tutta la vita è una scelta di quotidianità- sottolinea- Non si può fare a meno di non sentire sulle proprie spalle che si è nella costante posizione di chi risponde a un bisogno. Il tema vero è quanto c’è di libertà e autenticità, quanto è la donna che vuole rispondere a questo bisogno o quanto invece se ne sente colonizzata”. E ancora in tema di leadership Binetti sottolinea che “il potere delle donne è ancora un tabù, sono le donne leader che devono darne una descrizione lucida che non si appiattisca su un modello maschilista più che maschile”.
A Binetti fa eco Magda Di Renzo, direttrice della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Psicodinamica dell’età evolutiva IdO-MITE, che evidenzia come “la nostra cultura è stata pervasa dall’efficienza, da un pensiero apollineo che ha lasciato in ombra i valori del pensiero femminile che da sempre abbraccia la complessità”. Tanto è vero che “la secondità, ossia il sentirsi sempre seconde è stata endemica al nostro sfondo culturale”, dice Di Renzo. Mentre “nella leadership maschile il rapporto è col potere, ed è un rapporto che rischia di rendere il leader schiavo del potere stesso- spiega ancora Di Renzo- la leadership femminile è più in rapporto con l’oggetto. Il pensiero femminile è il pensiero della complessità e la leadership deve essere intesa come un viaggio più che come una meta- sottolinea la psicoterapeuta- il pensiero femminile vive di processualità, non è divisivo ma integrativo del mettere insieme più cose. Interfacciarsi con gli aspetti più materici per renderli più nobili, è il contributo che il femminile può dare”.
Un libro “coraggioso- lo definisce Anna Moncelli, psicologa e analista junghiana CIPA – IAAP- perché affronta due temi che attivano delle fantasie potenti: leadership e femminile in un abbinamento trattato con grande onestà”.